La presenza umana nell’Alto Verbano risale a tempi antichi; i nuclei principali erano costituiti da piccole comunità agricole che si insediarono a fondovalle e lungo il lago; solo nel Medioevo gli insediamenti si estesero sulla montagna, disposti linearmente ai monti per sfruttare i ripiani dei ripidi versanti.
I villaggi si circondarono allora di campi e prati terrazzati, aprirono radure nei boschi e vi insediarono gli alpeggi per la transumanza estiva. Fu in questa epoca che fiorì l’architettura romanica delle cappelle, degli oratori e delle chiese, che assunsero un ruolo importante sia a livello religioso che economico, per le fiere che vi si svolgevano.
Quando nel XVI secolo l’Alto Verbano entrò a far parte dell’Impero spagnolo, ebbe inizio un periodo difficile che culminò nelle grandi migrazioni del XVII e XVIII secolo. La migrazione era in parte stagionale, gli emigranti tornavano in estate per poter riprendere il lavoro nei campi e sugli alpeggi. Il legame con il territorio non andò perso, rimase forte.
Nella seconda metà dell’Ottocento, con la costruzione della litoranea verso la Svizzera, la nascita di insediamenti industriali importanti e l’avvio dei primi insediamenti turistici il tessuto sociale si modificò radicalmente; le attività tradizionali come agricoltura e allevamento furono lentamente ma irreversibilmente abbandonate, gli insediamenti si concentrarono nuovamente a valle, per dedicarsi prettamente alle attività ricettive di quello stesso turismo che oggi ricerca non solo le bellezze naturali del paesaggio Verbanese, ma anche quelle costruite dall’uomo nel corso sei secoli: le chiese, le cappelle e gli oratori ma pure i castelli, le ville e gli alpeggi sono sempre più spesso mete ambite dai turisti, non meno che i musei dedicati alle attività e alle tradizioni locali.
L’identità locale di oggi è indissolubilmente legata al paesaggio creato dall’uomo nel passato e i musei stessi sono i luoghi che, con la loro attività di ricerca, testimoniano la stretta interrelazione dell’uomo col paesaggio.